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Panico e Fobie - Cocaina

Articoli Dr. Bertossi

Luigi Bertossi, psicologo e psicoterapeuta                          Polispecialistico “San Lucio” Carlazzo (CO)

Panico e Fobie

Come vincerli  e riprendersi la libertà perduta

Da quando svolgo l’attività di psicoterapia come libero professionista, ho avuto modo di incontrare un numero rilevante di persone sofferenti a causa di attacchi di panico e fobie, capaci di condizionare e limitare in modo rilevante la vita di tutti i giorni.

La paura è un’emozione fondamentale per l’adattamento dell’essere umano all’ambiente circostante; essa lo aiuta a fronteggiare le situazioni per lui potenzialmente pericolose, ma quando supera una certa soglia, blocca il soggetto e diventa una forma patologica che va curata.

Quanto osservato, mi ha fatto sentire l’esigenza di poter dare ai miei pazienti risposte e rimedi efficaci e raggiungibili in tempi ragionevolmente brevi (condizione che non sempre è dato di verificare nel panorama della psicoterapia).

Per questo, mi sono dedicato alla lettura, con crescente interesse, delle numerose pubblicazioni di Giorgio Nardone su questo ambito clinico. Nardone è uno psicologo e psicoterapeuta di Arezzo, fondatore nel 1987, insieme a Paul Watzlawich del Centro di Terapia Strategica.

Negli anni a seguire, Nardone è diventato un riferimento nazionale importante per la cura dei disturbi fobici, del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e il disturbo di panico: la sua Terapia Breve Strategica è un trattamento veramente efficace (alta percentuale di risoluzione) e di breve durata (pochi mesi di trattamento).

Dopo un adeguato approfondimento e un impegno formativo, ho adottato il protocollo della Terapia Breve Strategica per il trattamento dei problemi emotivi citati; sono convinto che con esso sia possibile restituire alla persona che ne soffre la libertà di godersi la vita.



Cocaina

Una maschera a tempo per i tratti di noi che non ci piacciono
e che non accettiamo

Molte persone a Carnevale, amano mascherarsi, ossia assumere, temporaneamente e per gioco, un’identità diversa da quella reale, personale, con la quale agiscono e  si relazionano, traendo da ciò soddisfazione e divertimento. Un tempo, questo era anche un modo per permettersi, impunemente, qualche comportamento licenzioso.

Non penso sia fuori luogo accostare alla pratica del mascheramento, il ricorso all’uso della cocaina,  spesso preceduto  da un  uso improprio di alcol, per gli effetti che essa generalmente assicura alla persona che la assume.

La cocaina, nel tempo molto breve in cui agisce sull’organismo (emivita), grazie agli effetti piacevoli provocati (high), riesce a nascondere, celare aspetti, modi di fare, modi di percepirci che ci caratterizzano, ma che non ci piacciono, con reazioni alternative; ci offre così, per poco tempo, la possibilità di sentirci diversi e migliori di come siamo.

Come è noto, la cocaina, droga in molte città italiane al 1° posto della graduatoria delle sostanze stupefacenti usate,  è  una sostanza psicoattiva, capace cioè di agire sul sistema nervoso centrale, provocando modificazioni patologiche di natura comportamentale e psicologica.


Qualche dato

Il consumo di cocaina viene valutato, secondo l’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, in mg/ogni mille abitanti/al giorno.
Milano, nella classifica delle città europee relativa al 2016,  è al 18° posto, con 306,6 mg/1000 abitanti /die.
A Lugano il consumo è superiore: (13°posto) con 381,1 mg/1000 abitanti/die.

Il podio del consumo, sempre in ambito UE e relativo allo stesso anno,  è occupato dalle seguenti città: al primo posto è Anversa (Belgio), con   914mg/1000abitanti/die; segue Londra (UK), con 894,9 mg/1000 abitanti/die e in terza posizione Zurigo (CH), con 722,5 mg/1000 abitanti/die.


Rischi e costi di questo ”gioco in maschera”

L’emivita molto breve della cocaina induce il consumatore a ripetere frequentemente le dosi per mantenere la condizione di benessere; in questo modo, si instaura in tempi molto rapidi una dipendenza da essa;  ovviamente il costo economico  conseguente è sempre più alto e i rischi per la salute sempre più elevati. Il tutto per una realtà fittizia, per attimi di illusione di esserci sentiti diversi  e apparsi da quello che in realtà siamo.

Che fare allora?

Soltanto impegnandoci ad accettarci, saremo più veri e liberi dal ricorso a questa “maschera a tempo” ingannevole; ciò sarà possibile attraverso un approccio psicoterapeutico mirato al problema che, come è noto, è diffusissimo e per il quale non esistono al momento rimedi di natura farmacologica.


 
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